Il professore e avvocato tributarista Alessandro Dagnino, managing partner di LEXIA Avvocati, è stato ieri ospite del podcast dell’Istituto Bruno Leoni intitolato “Una tassa minima globale per le multinazionali”. L’avvocato Dagnino ha dialogato con Carlo Amenta e Carlo Stagnaro.

Il dialogo ha preso le mosse dall’indagine sulle cause che hanno portato alla recente decisione del G7 di addivenire a una “global minimum tax” a cui sottoporre le multinazionali. Il professore Dagnino ha illustrato quali sono i principi vigenti in materia di fiscalità internazionale. Poi questi ha spiegato il cuore della decisione assunta dai sette leader dei paesi più industrializzati del mondo e quali sono gli aspetti di dettaglio dietro cui potrebbero manifestarsi degli sviamenti.

“L’idea dell’Ocse – ha detto Alessandro Dagnino – è quella di tassare con un aliquota del 15 per cento per l’eccedenza di profitto del 10 per cento. Ora – ha poi problematizzato – se sarà introdotto un ‘minimum tax’ probabilmente sarà stabilito un benchmark attorno al quale si collocheranno tutti i paesi. Ma – ha continuato – è corretto che una multinazionale debba pagare le imposte soltanto per la parte eccedente il 10 per cento? E perchè questo non può farlo anche un’impresa locale? Probabilmente – ha notato – nessuna di queste ultime pagherebbe imposte. Peraltro occorre considerare ci sarà da stabilire come calcolare questo profitto del 10 per cento: quale sarà la base imponibile comune. Non sappiamo se i soli Ias basteranno. Insomma – ha concluso – occorrerà vedere i dettagli per valutare la proposta”.

Molti altri sono stati i temi oggetto della conversazione. Sono state indagate le modalità attraverso cui la pressione fiscale vale nel passaggio fra la tassazione di una Pmi e quella di una grande impresa, e si è riflettuto su come la mancata armonizzazione fiscale rappresenti il grande limite alla tutela della concorrenza nel mercato unico europeo.

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