Palermo, 21 gennaio 2021 – L’ex presidente della Regione Rosario Crocetta e l’ex assessore regionale Ester Bonafede e dirigente generale Anna Rosa Corsello non hanno commesso danno erariale. È questa la decisione della sezione giurisdizionale d’appello della Corte dei conti che oggi ha deciso il secondo grado del processo legato al “Progetto Spartacus”, portato avanti dal Ciapi di Priolo. La decisione di assoluzione ribalta la sentenza di primo grado che aveva condannato i tre al pagamento di 700mila euro a testa, individuando in circa 2,2 milioni il danno erariale totalmente sofferto dalle casse pubbliche.

Oggi arriva però la decisione dei magistrati contabili che afferma il contrario accogliendo l’appello incidentale che per l’ex presidente della Regione è stato proposto dagli avvocati Alessandro Dagnino e Ambrogio Panzarella.

Con l’assoluzione, arriva la parola fine sul lungo filone processuale che aveva visto formulare da parte della Procura della Corte dei conti, in primo grado, una richiesta di risarcimento del danno erariale per 36 milioni di euro.  La vicenda contestata risale al 2013, quando la Regione decise di affidare al piccolo ente del Siracusano, la gestione del progetto. Nel farlo, si scelse di coinvolgere i lavoratori dei cosiddetti sportelli multifunzionali, 1760 persone esperte nelle politiche del lavoro che dovevano essere portate avanti appunto col progetto.

Già nel 2019 il primo grado aveva ridotto l’entità del danno a 2,2 milioni. La Procura ha così presentato appello per contestare questa decurtazione del valore del danno. Oggi però il collegio guidato dal presidente Giuseppe Aloisio e composto dai giudici, Valter Del Rosario, Salvatore Chiazzese, Guido Petrigni  e Giuseppe Colavecchio, cassando i tre motivi che su cui si fondava la condanna e rigettando l’ulteriore ricorso della Procura, ha stabilito che non ci fu danno erariale.

“Siamo felici del risultato epocale – ha commentato l’avvocato Alessandro Dagnino – in quanto la condanna al pagamento del danno erariale non è stata solamente ridotta, come era avvenuto nel primo grado, ma totalmente annullata. L’assoluzione piena del nostro assistito da ogni addebito, dimostra  la correttezza del suo operato”.

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